“VUOI VEDERE LA MIA EX NUDA?”: LA TRAPPOLA (ETICA) DI UN GRUPPO DI STUDENTESSE CHE TI PUNTA IL DITO
- Asia Graziani
- 5 apr
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 6 apr
Studentesse romane lanciano una campagna shock contro il revenge porn: QR Code e frasi provocatorie per smascherare chi guarda

Roma. Bagni di locali, angoli di piazze affollate, quartieri pulsanti di vita notturna. Un QR Code, qualche frase urlata con rabbia – “Guardate tutti quella stronza della mia ex nuda!”, “Ora tutti vedranno i tuoi video!!!” – e una promessa tossica: voyeurismo gratuito, a portata di smartphone.
Curioso? Incazzato? Morbosamente tentato? Perfetto. È esattamente su di te che punta il dito questa iniziativa. E ti ci mette dentro fino al collo.
Il click che ti smaschera
Inquadri. Clicchi. Ti aspetti un video privato, rubato, proibito. Ma no, non c’è nessuna ex nuda ad aspettarti dietro quel link.
Ciò che ti ritrovi davanti sei tu. Il te che ha oltrepassato il limite, che ha varcato la soglia del legale, del proibito, del viscido.
C’è un video che ti sbatte in faccia una verità che non volevi vedere: chi guarda è complice. Chi clicca, partecipa. Chi condivide, violenta ancora.
Il QR Code si trasforma così in un boomerang etico, un colpo secco allo stomaco che non ti lascia via di fuga.
Il video rimanda poi al sito ufficiale dell’iniziativa, https://seicomplice.org/, dove il tema viene approfondito e dove è possibile trovare risorse per comprendere e combattere il revenge porn.
Una provocazione che scuote
L’idea è nata da un gruppo di studentesse dello IED – e no, non hanno scelto mezzi soft. Hanno scelto la strada della provocazione, quella più rischiosa, quella che disturba.
La loro campagna ha invaso Roma: da Piazza Bologna a San Lorenzo, passando per l’Eur. Una guerrilla urbana contro la normalizzazione del revenge porn.
Il messaggio è crudo, brutale, diretto. Ma è così che si scardina il silenzio. Non con gli slogan morbidi. Ma con lo specchio puntato in faccia a chi pensa di essere solo un “curioso”.
I numeri della vergognosa pratica del Revenge Porn

In Italia, 5 milioni di vittime. 14 milioni di “spettatori”. Ma l’84% di chi riceve immagini intime non consensuali… le gira. Le manda. Le “fa girare”.
E allora chi è davvero il carnefice? Solo chi le pubblica? O anche chi le consuma come fossero intrattenimento?
La risposta, brutale, è che il male non sta solo nel gesto. Sta nell’indifferenza. Sta nel “vabbè, ormai gira”. Sta nel silenzio.
Sei complice. Punto.
Il nome della campagna è Sei Complice. Un’accusa, ma anche una possibilità di scelta.
Il sito seicomplice.org e i profili Instagram (@seicomplice) e TikTok (@sei.complice) offrono uno spazio per informarsi, riflettere, agire.
È un invito a non voltarsi dall’altra parte. A rompere il meccanismo perverso che trasforma un momento intimo in una gogna pubblica.
Non basta non condividere. Serve scegliere da che parte stare.
Questa iniziativa non vuole solo far parlare. Vuole far sentire. Vuole far male – a chi lo merita.
Perché la pornografia della vendetta non è solo un crimine: è un rituale di disumanizzazione.
E allora che tu sia uomo, donna, studente, genitore, partner o passante qualunque, la domanda è una sola:
vuoi continuare a essere complice o iniziare a essere parte del cambiamento?
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